Vuoti proclami sensazionalistici. Non esistono, a nostro avviso, altri sostantivi per qualificare le affermazioni contenute nella nota che la Cooperativa Trasportatori Valle Umbra Sud (COTRAVUS) ha inviato ai Sindaci, ai Consiglieri Comunali e alle forze politiche attive a Gualdo Cattaneo e Giano dell'Umbria. Vuoti proclami sensazionalistici, figli di un'assurda leggenda che da anni imperversa nel nostro comprensorio, ovvero la millantata indispensabilità della centrale a carbone ENEL di Bastardo, recentemente rinominata "P.Vannucci".
Perciò, una volta per tutte, intendiamo smontare pezzo per pezzo l'impalcatura su cui poggia questa falsità, nella speranza che la verità, per sua stessa natura più forte della menzogna, emerga definitivamente in tutta la sua fulgida chiarezza.
Non è vero che la centrale di Bastardo "ha prodotto ricchezza per tutti": essa non è, né è mai stata, il fulcro dell'economia del nostro comprensorio. Al contrario, essa da una parte ha rappresentato una vera e propria "gallina dalle uova d'oro" per le poche decine di persone che, negli anni, hanno trasportato olio pesante, carbone e ceneri inesauste da OCD, mentre la stragrande maggioranza della popolazione del comprensorio non solo non ha tratto alcun beneficio dall'impianto, ma in molti casi ha subito la sua presenza in termini di inquinamento (dell'aria, dell'acqua, del suolo ed acustico), di dequalificazione ambientale e di mancato apprezzamento del patrimonio immobiliare. Per non parlare del danno economico subito dal territorio a causa del consolidamento di una vera e propria monocultura sull'asse centrale-trasporti, che non ha certo favorito lo sviluppo di una pluralità di realtà imprenditoriali diverse e fra loro complementari.
Non è vero che intorno alla centrale è cresciuto "il commercio, gli agriturismi, la produzione del Sagrantino". Basti chiedere alle decine di imprenditori dei settori appena menzionati, i quali hanno più volte riferito e sottolineato l'imbarazzo da essi provato ogni qualvolta la loro clientela, composta in grandissima parte da persone residenti fuori Regione e da stranieri, rimane negativamente impressionata dalla vista di una centrale termoelettrica a carbone in fondo ad una valle in cui si produce vino DOCG ed olio DOP. Inutile dire che la cosa ha delle ripercussioni anche dal punto di vista economico. Più volte ci sono giunte testimonianze tragicomiche di produttori di olio, di vino o di gestori di strutture turistico-ricettive, i quali hanno difficoltà ad accogliere dei visitatori presso le proprie sedi a causa della pubblicità negativa che la vista della centrale farebbe al loro prodotto. E' quasi superfluo ribadire che se in tutto il mondo si parla di Umbria è grazie al Sagrantino DOCG e all'olio d'oliva DOP, e non certo grazie alla centrale di Bastardo: non è altresì azzardato sostenere che vino, olio e bellezze paesaggistiche, uniche grandi risorse della nostra terra, sono riuscite a valorizzarsi nonostante la presenza della centrale a carbone, che comunque ne ha limitato e tuttora ne limita fortemente lo sviluppo completo ed adeguatamente commisurato al loro inestimabile valore.
Non è vero che la centrale è stata "fortemente voluta dalle popolazioni del territorio". La sua costruzione è stata imposta dall'alto, e la sua finalità era una e ben chiara: la spartizione dei posti di lavoro e dei vari appalti connessi in base a logiche clientelari da Prima Repubblica.
Non è vero che la conversione a carbone è stata "voluta dalle popolazioni del territorio": basti ricordare che, all'epoca in cui si decideva la riconversione, gli attivisti per il "NO AL CARBONE" raccolsero oltre 2.200 firme, pari al 45% dell'elettorato di Gualdo Cattaneo, nonostante le numerose azioni di ricatto politico ed occupazionale messe in atto da alcune entità vicine al "fronte del sì". Va ricordato che l'allora Sindaco Becchetti, a sua volta dipendente ENEL, ignorò completamente le firme e le rimostranze dei cittadini contrari alla riconversione, fra i quali vi erano moltissimi suoi elettori. E' bene che le future generazioni sappiano e non dimentichino mai la gravità politica di un simile gesto.
Non è vero che "questo territorio non può permettersi di perdere questo polo produttivo che veicola anche crescita imprenditoriale e cultura della sicurezza". I cittadini del Comune di Gualdo Cattaneo avrebbero soltanto da guadagnare dalla chiusura dell'impianto oppure da una sua riconversione con fonti energetiche ecosostenibili quali fotovoltaico, eolico, o solare termodinamico. Oltre all'aspetto sanitario ed ambientale, basti pensare all'impennata che il prezzo degli immobili subirebbe all'indomani della chiusura del sito a carbone. Ogni famiglia vedrebbe aumentare sensibilmente il valore del proprio patrimonio. Il mercato immobiliare ne beneficerebbe, ed un conseguente rapido sviluppo dei settori enogastronomico e turistico garantirebbe decine e decine di nuovi posti di lavoro soprattutto per i giovani.
Non è vero che il passaggio da olio pesante a carbone ha comportato "miglioramenti importanti nel rispetto dell'ambiente". Il carbone è universalmente considerato il principale responsabile dell'inquinamento globale, a causa dell'emissione di 67 inquinanti diversi, di cui 24 riconosciuti come cancerogeni. Il controllo delle centraline è pubblico e pubblici sono i risultati: peccato che di centraline in funzione ce ne sia una sola, ubicata a Bivio Pozzo, località in cui sono state riscontrate concentrazioni di polveri sottili PM10 paragonabili a quelle rilevate a Perugia Fontivegge. Per non parlare dei due studi di biomonitoraggio ambientale commissionati dal Comune di Gualdo Cattaneo e patrocinati dal Ministero per l'Ambiente, recentemente effettuati per mezzo di api e licheni, dai quali emerge che il Comune di Gualdo Cattaneo è interessato da preoccupanti livelli di inquinamento da metalli pesanti quali mercurio, arsenico, cadmio, vanadio, zinco e alluminio solo per citarne alcuni, al punto da superare i valori di Gubbio, città in cui viene prodotto il 9% del cemento nazionale.
Per tutti i suddetti motivi, si invitano i cittadini di Gualdo Cattaneo e dei Comuni limitrofi a diffidare di tutte le esternazioni prive fondamento logico provenienti da persone pregiudizialmente favorevoli all'impianto in quanto lo stesso costituisce per essi una cospicua fonte di introito.
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