La direzione e le maestranze della centrale ENEL di Ponte di Ferro, insieme all’ARPA hanno, in quarant’anni di attività dell’impianto, dato ampie rassicurazioni sul fatto che le emissioni fossero tenute sotto controllo ed assolutamente nella norma.I dati APAT, che i dipendenti della centrale si guardano bene – ancora una volta – dal menzionare, dimostrano quanto la presenza di siffatto impianto sia negativa per il nostro territorio.
Si ricorda che l’APAT (Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici) è un organismo pubblico, sottoposto ai poteri di indirizzo e vigilanza del Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e al controllo della Corte dei Conti.
L'Agenzia svolge i compiti e le attività tecnico-scientifiche di interesse nazionale per la protezione dell'ambiente, per la tutela delle risorse idriche e della difesa del suolo, assorbendo nelle proprie funzioni tecnico-operative quelle assegnate all'Agenzia Nazionale per la Protezione dell'Ambiente (ANPA), al Dipartimento per i servizi tecnici nazionali e dei relativi Servizi tecnici, secondo quanto indicato nell'art. 2, comma 2 dello Statuto (G.U. n. 222 del 21/09/2002).
Per anni è circolata la pubblicità della cosiddetta “centrale delle rondini”, in cui si parlava, fra l’altro, di basse emissioni di ossidi di azoto (NOx): ebbene dai dati APAT, che sono dati ufficiali dichiarati dall’ENEL stessa, risulta che gli NOx sono dalle venti alle oltre trenta volte superiori ai valori-soglia, lo stesso vale per gli ossidi di zolfo (SOx). Per non parlare dell’arsenico, del mercurio, dello zinco e dell’anidride carbonica: abbiamo più volte chiesto spiegazioni a questi plateali casi di sforamento delle soglie, ma dall’altra parte non abbiamo MAI ricevuto risposte.
Bollare come “menzogne” dei dati ufficiali che l’ENEL stessa ha fornito all’APAT e che sono consultabili da chiunque abbia un collegamento ad internet, al link del sito http://www.eper.sinanet.apat.it, equivale a dare del bugiardo a sé stessi.
Riguardo alla valutazione epidemiologica di cui tanto parlano i dipendenti ENEL, abbiamo provveduto a farla esaminare dal Dr. Valerio Gennaro dell’Istituto Tumori di Genova, il quale ha manifestato delle perplessità che saranno oggetto di approfondimento nei prossimi mesi: certo è che quando in un bacino di 5.000 anime raccolto in pochi chilometri, nel giro di un anno e mezzo si ammalano di leucemia e malattie simili ben cinque persone, le preoccupazioni sono legittime e più che motivate.
Stiamo informando la popolazione con alla mano dei dati ufficiali sull’altissimo livello di inquinamento di cui è responsabile il sito in questione, e rifacendoci a studi accademici per buona parte provenienti da oltreoceano, come quello del Professor Gabbard, quello dell’EPA (Agenzia per la Protezione Ambientale Americana) e quello commissionato dall’Esercito degli Stati Uniti: affermare che si tratti di studi “di parte” ci sembra francamente assurdo e patetico.
Comprendiamo le ragioni di chi, anche in considerazione del fatto che il Comitato ha intrapreso le vie legali per tutelare il diritto alla salute dei cittadini, vede “minacciato” il proprio posto di lavoro.
Tuttavia si dà il caso che il diritto alla salute di tutti sia ben più importante degli interessi economici di qualcuno.
Proseguiremo nella nostra opera di informazione, facendo capire alla gente che la presenza della centrale toglie al nostro comprensorio molto più di quanto non sia in grado di dare, dequalificando il territorio, limitando lo sviluppo dei settori enogastronomico ed agrituristico che sono la vera vocazione delle nostre splendide colline, e svilendo il mercato immobiliare.
Per comprendere quanto l’importanza - dal punto di vista occupazionale - della centrale, sia una mera invenzione, basti considerare quanti giovani delle nostre zone sono costretti a fare i pendolari o, peggio ancora, ad emigrare, per lavorare. Questo è il benessere di cui tanto parlano i sostenitori dell’impianto?
Anche strumentalizzare le posizioni del Consigliere Dottorini sa di “bassa cucina”: è vero che Dottorini sostiene l’uso delle biomasse nell’Alto Tevere, ma per una piccola centrale da 1 MW che utilizzerà scarti vegetali reperibili in loco, e non per i 22 MW previsti a Ponte di Ferro.
Omettendo, strumentalmente, questo particolare, i dipendenti ENEL dimostrano quanto le loro argomentazioni siano surrettizie e pretestuose.
Per quanto riguarda le biomasse, sabato 28 luglio alle 15:30, presso la sala congressi “Il Dirigibile” di Ponte di Ferro, il Prof. Gianni Tamino dell’Università di Padova, massimo esperto di biomasse in Europa, spiegherà una volta per tutte il perché autorizzare la combustione delle biomasse per oltre 2 MW di produzione energetica comporta ineluttabilmente l’utilizzo dei rifiuti, partecipando alla conferenza dal titolo “BIOMASSE: cosa sono, cosa nascondono”, da noi organizzata e che vedrà la partecipazione di comitati ambientalisti di tutta Italia.
Chiediamo alle maestranze ENEL e alla direzione dell’impianto, qualora se la sentano di replicare ancora una volta, di fornire RISPOSTE e non accuse infondate condite da proclami che non impressionano nessuno.
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PS: per scaricare l'articolo pubblicato oggi sul Corriere dell'Umbria su comunicato stampa delle maestranze ENEL di Ponte di Ferro, CLICCARE QUI.
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