Questa mattina alle 10:30 una delegazione del Comitato ha incontrato il Sindaco di Gualdo Cattaneo, Ing. Gianfranco Giancarlini. Il primo cittadino, ascoltate attentamente le nostre argomentazioni circa la pericolosità di un’eventuale autorizzazione alla co-combustione di carbone e biomasse all’impianto di Ponte di Ferro ed esaminata l’abbondante documentazione scientifica sulla tossicità e sulla radioattività del carbone, si è dimostrato solidale con l’attività del Comitato e si è dichiarato disponibile alla collaborazione.
In primo luogo, ha assicurato che pretenderà ampie garanzie circa la natura e la provenienza del biocombustibile, dichiarandosi assolutamente contrario ad un eventuale impiego di combustibile derivante da rifiuti industriali e urbani. Al contempo ha condiviso le nostre perplessità sul fatto che la zona deputata alla coltivazione della materia prima, individuata nel progetto di fattibilità nel raggio di 25 chilometri intorno alla centrale, sia in grado di produrre i quantitativi annui di biomasse necessari, che ammonterebbero da un minimo di sedicimila ad un massimo di quarantottomila tonnellate.
In effetti nel Piano Energetico Regionale (deliberazione del Consiglio Regionale n. 402 del 21 luglio 2004) è prevista una disponibilità sull’intero territorio umbro che porta a ritenere che la quantità di biomassa agricolo-forestale potenzialmente utilizzabile a fini energetici sia quantificabile in circa un milione di tonnellate annue, equivalenti ad una utilizzazione in impianti di cogenerazione pari a 14 MW l’anno.
Orbene, la previsione di co-combustione in misura del 5% sulla produzione complessiva di energia della Centrale ENEL di Ponte di Ferro sarebbe pari a 7,5 MW, e corrisponderebbe a circa 13.000 ettari di coltivazioni dedicate: cifre palesemente al di fuori di ogni parametro ambientale ed economico.
Le perplessità sono dunque più che motivate: che cosa si intende bruciare realmente nella centrale di Ponte di Ferro?
Possibile che un’equipe di esperti, tra cui si annoverano perfino dei docenti universitari, abbia fornito dei dati così palesemente distanti da ogni ragionevole considerazione?
Il fatto che nella categoria delle cosiddette “biomasse” rientrino anche farine animali e rifiuti solidi urbani offre una chiave di lettura decisamente inquietante.
Per ora ci limitiamo a prendere atto dei buoni propositi del Sindaco, che ringraziamo pubblicamente e al quale chiediamo di rendere pubblico l’impegno preso nei confronti dei cittadini sensibili a questa gravosa problematica ambientale.
GRAZIE, SIGNOR SINDACO!!!
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