COMITATO PER L'AMBIENTE di GUALDO CATTANEO
Associazione spontanea di cittadini senza scopo di lucro, finalizzata alla salvaguardia dell'ambiente e della salute pubblica nei Comuni di Gualdo Cattaneo e Giano dell'Umbria e dei comprensori dei Monti Martani e della Valle del Puglia
martedì 4 giugno 2013
UN ALTRO "NO" CATEGORICO ALLE BIOMASSE A GUALDO CATTANEO
mercoledì 15 giugno 2011
Un passettino in avanti...
Riportiamo qui di seguito il comunicato stampa diramato dal Sindaco di Gualdo Cattaneo Andrea Pensi per mezzo del quale l'Amministrazione Comunale esplicita la propria posizione in merito all'"affaire" del progetto biomasse.
Prendiamo atto dell'importante presa di posizione, ma teniamo a ribadire che alle buone intenzioni espresse nei comunicati si debba immancabilmente dar seguito con atti formali.
Comitato per l'Ambiente di Gualdo Cattaneo
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A TUTTI GLI ORGANI DI STAMPA
CON PREGHIERA DI PUBBLICAZIONE
Gualdo Cattaneo, 13 giugno 2011
Viste le numerose notizie, spesso inesatte, uscite sugli organi di stampa ed il dibattito innescato sulla vicenda il Sindaco di Gualdo Cattaneo Avv. Andrea Pensi interviene per chiarire la posizione dell’amministrazione comunale circa la Centrale Enel Pietro Vannucci rilasciando la seguente dichiarazione, che si chiede di pubblicare integralmente vista la delicatezza e l’attualità della questione:
“ Nel corso degli ultimi due anni l’amministrazione comunale di Gualdo Cattaneo è stata impegnata nella procedura per il rilascio dell’ Autorizzazione Integrata Ambientale ( AIA) per l’impianto Enel di Gualdo Cattaneo ed in quella sede ha imprescindibilmente condizionato la continuazione dell’esercizio produttivo alla adozione di un piano di miglioramento ambientale da parte dell’azienda. Questa scelta, peraltro condivisa con le altre amministrazioni pubbliche, garantirà nei prossimi anni una sensibile riduzione della quantità complessiva delle sostanze disperse nell’aria ed, in particolare rispetto ai livelli del 2009, gli obiettivi si possono così riassumere: - 75% di SO2, - 50% di Polveri e – 33% di NOX. Perciò, dal punto di vista ambientale, è impossibile negare di aver raggiunto nell’immediato un primo traguardo significativo.
Ad ogni modo non possiamo non evidenziare l’attuale indisponibilità di Enel S.p.a. ad investire le risorse necessarie all’ammodernamento del sito produttivo, scelta che, di fatto, ha determinato, sin dal gennaio 2010, lo spegnimento di entrambi i gruppi per larga parte dell’anno. Questa strategia ha rafforzato quel clima di incertezza sul futuro della centrale da noi stessi reputato inaccettabile. Ma al riguardo l’ AIA fisserà un ulteriore importante paletto: entro i prossimi cinque anni l’azienda dovrà presentare un progetto per l’impiego delle migliori tecniche disponibili: Prescrizione assai importante questa perché mette l’Enel, una volta per tutte, di fronte alla responsabilità di indicare le sue reali intenzioni sul futuro dell’impianto.
Si apre, dunque, una fase in cui le istituzioni, i sindacati e i comitati civici ambientalisti devono necessariamente e responsabilmente contribuire allo sviluppo della nostra comunità locale, necessariamente inteso come miglioramento delle condizioni di vita di noi tutti, singoli e famiglie. E’ intenzione del Sindaco e della Giunta confermare le linee d’indirizzo fin qui seguite: passati questo periodo l’attività di produzione di energia elettrica nella Valle del Puglia potrà continuare solo previa condivisione di un nuovo progetto di sviluppo per il territorio che preveda irrinunciabilmente l’utilizzo delle migliori tecniche industriali disponibili e garantisca un ulteriore miglioramento della gestione ambientale complessiva del sito. In questo quadro, tanto per chiudere una volta per tutte qualsiasi forma di polemica o strumentalizzazione soprattutto in riferimento alla proposta inaccettabile di Confindustria, ribadisco l’assoluta indisponibilità mia e dell’attuale giunta a valutare ed attuare progetti di incenerimento di rifiuti solidi urbani presso la Centrale Enel di Ponte di Ferro. La nostra posizione, peraltro, è confortata dalle previsioni di pianificazione regionale che escludono espressamente le centrali, al pari dei cementifici, come siti di incenerimento del CDR. Dentro questo quadro valuteremo i progetti ed i programmi che l’azienda intenderà sottoporre alle istituzioni solo se saranno in linea con gli obiettivi fissati dall’amministrazione comunale. Appare evidente sin da ora che l’attuazione dei nostri programmi in materia ambientale impone a noi tutti la necessità di ragionare con convinzione sull’impiego di fonti di energia rinnovabile. Detto questo, allo stato attuale, contrariamente ai fatti strumentalmente rappresentati da qualcuno, la Regione dell’Umbria ha sottoscritto con il Centro Universitario di Studi sulle biomasse ed Enel s.p.a. un Protocollo d’Intesa per finanziare uno studio volto a chiarire la possibilità di utilizzo della lignina presso la Centrale di Ponte di Ferro e del bioetanolo a Tavernelle. Con questo tengo a chiarire che il Comune di Gualdo Cattaneo, che peraltro non è parte di questo Protocollo, non ha firmato nessun atto di riconversione del sito a biomasse vegetali, nella specie lignina. Detto ciò ritengo auspicabile, ai fini delle nostre opportune valutazioni, che parimenti venga studiato la possibilità di impiego di altri sistemi di produzione di energia da fonti rinnovabili, al fine di consentire una comparazione tra costi e benefici per la nostra collettività. Nelle nostre intenzioni la neo costituita Consulta Comunale per l’Ambiente e l’Ecologia deve diventare il luogo naturale per discutere ed approfondire queste tematiche. Quanto all’azione del Comitato per l’ambiente cittadino si condivide, senz’altro, l’aspirazione ultima di tutelare il nostro ambiente ma si critica, con estrema fermezza, l’incapacità o la non volontà fin qui dimostrata di considerare la reale portata del lavoro svolto dall’amministrazione comunale, malgrado si siano tenuto numerosi incontri di discussione con il sottoscritto sul tema. In altri termini non è possibile, almeno per il Comitato, sostenere di non conoscere la posizione del Comune di Gualdo Cattaneo. In conclusione invito al dialogo istituzioni, associazioni e forze sindacali che si riconoscono nella piattaforma politica dell’amministrazione comunale e che sinergicamente vogliono contribuire allo sviluppo del territorio. Da ultimo annuncio che a breve l’argomento sarà portato alla trattazione del Consiglio Comunale.”
Il Sindaco di Gualdo Cattaneo
Avv. Andrea Pensi
sabato 21 maggio 2011
PRONTI ALLA MOBILITAZIONE
Da un lato il gestore ha annunciato la chiusura del carbonile di Ancona, per cui finalmente la prospettiva di una riconversione dell’impianto verso le energie rinnovabili ed ecosostenibili è diventata reale.
Da un altro, però, politici, sindacati confederali ed autotrasportatori si oppongono a tutto ciò in quanto vedono minacciati gli interessi di alcune consorterie affaristiche che da 40 anni hanno ancorato questo territorio al passato, ad una sorta di medioevo industriale senza futuro (basta guardare lo sviluppo dei Comuni limitrofi per rendersi conto delle opportunità che questo territorio continua a perdere grazie alla persistenza dell’unico impianto a carbone in Italia situato nell’entroterra).
La tanto declamata “autosufficienza energetica” non è che una BALLA strumentale, in quanto sappiamo bene che l’energia prodotta a Gualdo Cattaneo non è mai stata consumata sul territorio, ne’ tantomeno gli abitanti del comprensorio hanno mai avuto alcun beneficio pratico (sconti in bolletta, investimenti sul territorio, etc.) derivante dalla presenza dell’impianto.
Ora qualcuno sta tornando alla carica con le “biomasse”, e tanto più si dimostra con autorevoli dati alla mano che le biomase sono soltanto un bluff, una cosa senza prospettiva, un pretesto per bruciare qualcos’altro (grazie ad una legge fatta da Bersani nel 2003, la n. 387 ), tanto più questi insistono nel tentativo di voler far inghiottire la pillola amara alla cittadinanza con il solito spauracchio del ricatto occupazionale.
L’assessore socialista all’Ambiente, Silvano Rometti dice “..non possiamo far morire il polo energetico…”.
Allora facciamo morire il territorio, continuando ad inquinarlo con le emissioni dell’unica centrale d’Italia situata in fondo ad una valle (ricordiamo che il carbone contiene 67 sostanze inquinanti di cui ben 23 riconosciute come cancerogene).
Facciamo morire il prodotto tipico agroalimentare del luogo: non basteranno le messe in scena presso la “centrale aperta” per far credere alla gente che agricoltura di pregio e carbone o altre schifezze possano convivere. Tantopiù che, questa volta, la “biomassa” si vorrebbe ricavare da un’erba notoriamente infestante come la volgarmente detta “canna di fosso”. Ma CHI VOGLIONO PRENDERE IN GIRO?
Questa gente se la deve piantare di ripetere le stesse BALLE con cui da 40 anni giustifica uno stato di cose che arreca danno al territorio e ai suoi abitanti.
NON PERMETTERMO L’ENNESIMO SCEMPIO DELLA NOSTRA TERRA.
SIAMO PRONTI ALLA MOBILITAZIONE.
martedì 17 agosto 2010
Comunicato stampa del 17 agosto 2010
IL COMITATO CHIEDE UN PUBBLICO CONFRONTO
In risposta alle altrettanto gravi e – a nostro avviso – fantasiose affermazioni di Basili, il Comitato tiene a specificare quanto segue:
che non basta eludere strumentalmente le risultanze dei due biomonitoraggi effettuati a Gualdo Cattaneo nel 2005 e nel 2006 su commissione del Ministero dell'Ambiente, e dai quali risultano gli alti livelli di inquinamento da metalli pesanti quali mercurio, arsenico e vanadio solo per citarne alcuni, per poter far credere che l'unica centrale a carbone d'Italia situata in fondo ad una valle non sia inquinante;
che non si è mai avuta notizia dei fantomatici copertoni bruciati nelle prossimità delle centraline di monitoraggio, sul cui effettivo funzionamento giungono notizie a dir poco contraddittorie. Dunque Basili si attenga ai fatti ed eviti di argomentare le sue arringhe utilizzando delle semplici leggende metropolitane;
che non è assolutamente vero quanto preteso di dimostrare dal Basili circa l'importanza economica del prodotto agroalimentare, dal momento che nella sola Montefalco il giro d'affari connesso con la commercializzazione del Sagrantino ammonta a decine di milioni di euro annui. La realtà dei fatti è che i Comuni limitrofi e privi dell'imbarazzante presenza della centrale a carbone hanno livelli di crescita nettamente superiori a quelli di Gualdo Cattaneo, territorio che politici e sindacalisti hanno voluto ancorare al medioevo industriale in barba alle sue vere vocazioni, in nome di interessi corporativi che non coincidono con quelli del territorio.
Pertanto il Comitato pubblicamente INVITA i rappresentanti dei sindacati e delle forze politiche radicate sul territorio ad un pubblico confronto a cui sarà invitata l'intera popolazione ed a cui parteciperanno rappresentanti del mondo scientifico (medici, chimici ambientali, biologi etc.), nel corso del quale sarà possibile fare chiarezza una volta per tutte circa la realtà delle cose in materia ambientale ed igienico-sanitaria in relazione all'attività della centrale.
Rimaniamo in attesa di una loro risposta in merito.
Il nostro territorio ha già pesantemente pagato il suo prezzo: non possiamo più accettare che politici e sindacati continuino nella loro crociata che garantisce solo immobilismo e che è univocamente volta a boicottare tutto ciò che, potenzialmente, potrà sfuggire al loro controllo.
Comunicato stampa del 15 agosto 2010
- che la centrale di Bastardo non rappresenta più da almeno quindici anni una “infrastruttura fondamentale” per l'economia locale e men che meno regionale, dato che il territorio ha trovato nei settori emergenti dell'enogastronomia e del turismo la chiave di volta per uno sviluppo sostenibile e rispettoso delle sue autentiche vocazioni. La persistenza di un simile impianto, inoltre, rischia di danneggiare seriamente l'immagine del prodotto tipico locale, in primis Sagrantino DOCG ed Extravergine d'oliva DOP;
- che la centrale a carbone di Bastardo risulta fra le più inquinanti d'Europa, se si comparano i dati relativi ad altri impianti come ad esempio la centrale di Brindisi “Federico II”. Sarebbe stato sufficiente che Bastioli leggesse i dati ufficiali APAT del registro INES-EPER, liberamente consultabili da internet, per essere adeguatamente informato sulla realtà dei fatti. Inoltre non va dimenticato che ben due studi di biomonitoraggio ambientale commissionati dal Ministero per l'Ambiente, relativi alle annualità 2005 e 2006, hanno evidenziato concentrazioni di metalli pesanti (mercurio, cadmio, arsenico, vanadio, zinco etc.) nel territorio tali da indurre a considerare come “non buona” la qualità dell'ambiente a Gualdo Cattaneo e dintorni;
- che la centrale di Bastardo è stata recentemente dichiarata “altamente inquinante” perfino da un autorevole rappresentante del Governo, per la precisione il Ministro Calderoli, il quale in un'intervista ad un quotidiano a diffusione nazionale rimarcava la necessità della sua dismissione;
- che, nel 2010, la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è una realtà consolidata al punto che l'eccellenza nell'innovazione tecnologica è rappresentata anche da autorevoli aziende radicate nei comuni limitrofi (vedasi Angelantoni);
Tutto ciò premesso e considerato, riteniamo irresponsabile il voler a tutti i costi ancorare il territorio al medioevo industriale in nome di interessi corporativi che nulla hanno a che vedere con il reale sviluppo ed il benessere del comprensorio. La centrale toglie al nostro territorio molto più di quanto nono sia capace di dare, in termini di inquinamento, di dequalificazione e di arretratezza socio-economica che risulta lampante se si confrontano Gualdo Cattaneo e Giano dell'Umbria a Comuni quali Todi, Bevagna, Montefalco, Massa Martana e via dicendo.
Per quanto riguarda l'operato del Comitato, ci dichiariamo pronti ad intervenire sottoponendo il problema ad ogni grado di giudizio, arrivando se necessario alla Corte Europea, qualora a qualcuno venisse in mente di tentare di bypassare i valori soglia delle emissioni in nome dell'ormai tristemente noto “ricatto occupazionale”.
mercoledì 23 giugno 2010
mercoledì 9 giugno 2010
Esposto in Procura
Il documento, articolato in 20 punti, richiama l'attenzione della magistratura non solo sull'aspetto ambientale e sanitario connesso con la presenza di quello che ai sensi di legge è un'impianto insalubre di prima classe, sui risultati dei due biomonitoraggi ambientali effettuati su commissione del Minstero dell'Ambiente e dai quali risulta che la situazione ambientale non è certamente delle migliori, sui disagi conseguenti all'inquinamento acustico e alla situazione dei carbonili scoperti, ma anche sulle problematiche connesse con la sicurezza dei lavoratori impiegati. Si chiede, ad esempio, se la centrale sia a norma dal punto di vista anstisismico e se i tecnici effettuino lo screening periodico degli inquinanti contenuti nel carbone, in particolar modo per l'arsenicosi cronica.
Inoltre viene chiamato in causa il sindaco Pensi il quale, nel gennaio scorso, ha espresso parere favorevole al rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale (AIA) senza tuttavia avvalersi del parere del tecnico appositamente nominato (con nomina all'epoca ancora in corso di validità, dato che è scaduto nell'aprile 2010) dalla precedente amministrazione (di cui Pensi era parte integrante) per lo studio dell'insorgenza di tumori e leucemie sul territorio in relazione all'inquinamento derivante dalla combustione del carbone, il Prof. Federico Valerio, chimico ambientale dell'Istituto Nazionale Tumori.
Si chiedono, fra l'altro, ragguagli circa la destinazione dei fanghi di risulta, sullo smaltimento delle ceneri, sui controlli delle acque prelevate e reimmesse nel torrente Puglia, sul trattamento delle acque reflue di scolo dei carbonili e sulla co-combustione delle ceneri inesauste da OCD provenienti da Montalto di Castro, ai sensi di legge classificate come rifiuto speciale ma che - cosa ampiamente documentata e verificabile - negli anni '90 sono state bruciate insieme al carbone presso la centrale di Ponte di Ferro.
Il Comitato intende porre l'accento sul fatto che, nel 2010, le alternative per la produzione energetica sono ormai una realtà consolidata, considerando anche il fatto che le eccellenze nella ricerca e nello sviluppo di simili tecnologie sono presenti anche sul territorio (basti pensare alla Angelantoni solo per citare un esempio).
Insistere sul carbone, con la connivenza miope delle amministrazioni locali e soprattutto dei sindacati confederali, significa voler ancorare il territorio al passato remoto. Ci si preoccupa di qulache posto di lavoro per persone prossime alla pensione e che in ogni caso non verrebbero di certo licenziate dal gestore del sito, ci si preoccupa degli interessi di una ristretta elite di autotrasportatori senza pensare a quante opportunità di sviuppo alternativo preclude la sola presenza di una centrale a carbone, fra le più inquinanti d'Europa ed oltretutto l'unica in Italia situata nell'entroterra.
Voler mantenere il carbone ad ogni costo per tutelare l'interesse di venti camionisti sarebbe come boicottare la stampa digitale per non far perdere il lavoro ai produttori dei vecchi ciclostili girati a mano: o siamo in un'economia di mercato e ne accettiamo le regole, oppure si parli chiaramente e si dica che c'è un'aristocrazia da tutelare ad ogni costo. Costo che in ogni caso viene pagato dal contribuente, dal piccolo risparmiatore e dal giovane costretto ad andarsene a lavorare fuori per mancanza di alternative oltre all'asse centrale-trasporti.
Questo è un territorio che ha abbondantemente e pesantemente pagato il suo prezzo, in termini di inquinamento, di dequalificazione e di arretratezza derivante da un modello di sviluppo vecchio di sessant'anni. Basti pensare alla differenza del valore degli immobili fra Gualdo Cattaneo e Comuni limitrofi come ad esempio Todi o Bevagna. Basti pensare al fatto che, anche a livello internazionale, i consumatori iniziano a venire a conoscenza del fatto che l'olio extravergine d'oliva DOP ed il Sagrantino DOCG vengono prodotti nel raggio di pochi chilometri da una centrale a carbone costruita negli anni '60.
E' quindi ora che si decida una volta per tutte se a Gualdo Cattaneo vogliamo il prodotto agroalimentare di pregio ed il turismo oppure vogliamo rimanere ancorati al Medioevo industriale. E' ora che gli amministratori inizino ad assumersi delle responsabilità invece di glissare nella speranza di scaricare tutto il peso di un'azione improrogabile sulle amministrazioni future. E' ora che i sindacati, da parte loro, inizino a tutelare realmente gli interessi dei lavoratori invece di esibirsi in comparsate mediatiche con proclami sensazionalistici per poi trattare sottobanco con le consorterie affaristiche.
In ogni caso noi continueremo la nostra battaglia a tutela del territorio, e ci dichiariamo pronti a ricorrere ad ogni mezzo lecito necessario, fino ai più alti gradi di giudizio, portando la nostra battaglia fino alla Corte Europea e sensibilizzando l'opinione pubblica a tutti i livelli.
Chi ci conosce sa che facciamo sul serio.
domenica 14 febbraio 2010
Sindaci e sindacati, commedianti in una tragicomica farsa
Il comprensorio di Gualdo Cattaneo è un territorio da quarant'anni offeso, inquinato, deturpato e squalificato dalla presenza dell'unica centrale a carbone d'Italia situata nell'entroterra anziché sul mare. Una delle più inquinanti d'Europa (si vedano i rapporti APAT in proposito), una delle più inutili e delle più antieconomiche (basti pensare ai costi del trasporto delle 400 mila tonnellate annue di carbone indonesiano che deve attraversare mezzo pianeta fino ad Ancona per poi essere portato a Foligno in treno e a Gualdo Cattaneo su gomma).
Un impianto che, negli anni, ha fatto la fortuna di pochi a discapito di tutti gli altri.
Oltre al problema delle emissioni tossico-nocive (ricordiamo che la combustione del carbone libera ben 67 sostanze inquinanti di cui ben 23 cancerogene, e che non esistono sistemi di filtraggio in grado di arrestarne le emissioni più pericolose), oltre ai rifiuti speciali bruciati negli anni '90 (ceneri di OCD), oltre alla piaga dell'inquinamento acustico, oltre all'aumento dell'insorgenza di alcuni tipi di tumori e leucemie (cosa che non è passata inosservata e che comunque fa nascere legittimi interrogativi in merito ad un possibile nesso causa-effetto fra emissioni e malattie), non va infatti dimenticato il danno economico in termini di mancato sviluppo delle vere risorse del territorio (vino DOCG, olio DOP, turismo e mercato immobiliare di pregio). Decine, centinaia di posti di lavoro che potrebbero diventare realtà ma che non si concretizzano a causa della presenza di un reperto di archeologia industriale con un monte di carbone alle sue pendici, e che sputa fumo in faccia alla Rocca, monumento-simbolo del Comune di Gualdo Cattaneo.
Il gestore stesso del sito, accortosi dell'antieconomicità del produrre energia bruciando carbone lontano dal mare – fra l'altro nel cuore della zona DOCG del Sagrantino di Montefalco – dovendo per giunta sottostare ai valori-soglia delle emissioni dannose per l'ambiente e la salute, si è finalmente dimostrato possibilista sulla cessazione dell'attività dell'impianto.
Il quale potrebbe comunque essere convertito in una centrale ad energia solare (fotovoltaica o addirittura termodinamica, dato che l'eccellenza nella produzione di componenti in questo settore emergente è rappresentato dalla Angelantoni S.p.A, situata a Massa Martana, a meno di venti chilometri di distanza dal sito in questione).
E proprio nel momento in cui le rigide logiche di mercato, che impongono innanzitutto razionalizzazione dei costi, stanno per una volta andando a favore dello sviluppo sostenibile del territorio, arrivano i commedianti.
Da una parte il Sindaco che esprime parere favorevole al rilascio dell'Autorizzazione Integrata Ambientale senza minimamente interpellare il tecnico (il Dott. Federico Valerio, chimico ambientale dell'Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro) appositamente nominato per valutare l'impatto dell'attività dell'impianto sulla salute dei cittadini ed accontentandosi solo di generiche e per nulla vincolanti promesse.
Dall'altra i cosiddetti “sindacati confederali” (o “maggiormente rappresentativi” come amano autodefinirsi) che intervengono a gamba tesa sparando sentenze che denotano, tristemente, un'ideologizzazione ed un concetto di progresso vecchi di almeno due secoli.
Proprio i sindacati confederali, abituati a far sfilare i lavoratori al freddo per le vie e per le piazze mentre i loro probiviri scendono a patti con le consorterie confindustriali nel caldo delle segrete stanze del potere, hanno voluto dare il meglio di se' anche in merito alla vicenda di Gualdo Cattaneo.
Facendo leva sul solito ricatto occupazionale, tirando in ballo i 113 dipendenti impiegati presso l'impianto ed altri 100 non ben precisati “operatori dell'indotto”, i sedicenti “maggiormente rappresentativi” convocano una conferenza stampa al grido “Salviamo la centrale” (per la conferma del numero dei posti di lavoro si attendono le stime della Questura).
Parlano dei circa 200 posti di lavoro (moltissimi dei quali prossimi alla pensione) omettendo di menzionare il mancato sviluppo dei settori-chiave del territorio e la conseguente creazione di posti di lavoro che la presenza dell'impianto pregiudica. Parlano dei valori-soglia delle emissioni di ossidi di azoto e di zolfo alla stregua di un problema da aggirare anziché una garanzia da rispettare a tutela della salute degli abitanti.
Parlano dell'impianto come una struttura da rilanciare, potenziare ed incrementare, in un territorio a vocazione agricola e turistica, senza fare il minimo accenno alle alternative di produzione energetica ecosotenibili che sono ormai una realtà concreta anche sul versante economico e soprattutto occupazionale.
Questi signori, che da sempre sguazzano nell'ideologia (nel senso in cui la definiva Marx, ovvero “falsa coscienza”) e in un concetto di progresso risalente alla Rivoluzione Industriale, intendono far prevalere gli interessi pecuniari di una ristretta aristocrazia operaia sul diritto alla salute e ad uno sviluppo armonico e sostenibile di un intero comprensorio.
Non rientra forse nelle competenze dei confederali la difesa del diritto alla salute di migliaia di persone della Valle del Puglia iscritte per la maggior parte alle medesime associazioni?
Nel difendere il vecchio ad ogni costo, i sindacati confederali condannano il territorio di Gualdo Cattaneo all'arretratezza. Nel difendere un modello di sviluppo vecchio di decenni se non di secoli, CGIL, CISL e UIL condannano centinaia di giovani ad abbandonare la speranza di una rinascita socio-ecoonomica di questo Comune-dormitorio, da cui i giovani sono costretti ad andarsene per poter lavorare, spesso in settori che potrebbero essere incrementati con successo anche nel comprensorio gualdese ma che la presenza di quello che ai sensi di legge è un “impianto insalubre di categoria 1” limita e marginalizza.
Sindacalisti, amministratori, politici e politicanti locali e non (ivi inclusi ex amministratori pregiudicati che – cosa possibile solo in Italia – continuano ad influenzare la politica di Comuni, Province, Regioni e perfino più in alto) non considerano minimamente il fatto che lo stesso smantellamento della centrale a carbone ed una sua eventuale riconversione assicurerebbero lavoro per gli anni a venire permettendo al territorio di consolidare contemporaneamente quella via di sviluppo armonico e sostenibile che si è lentamente affermata, anche se in modo estremamente sottodimensionato, nonostante la presenza dell'impianto in questione.
E' arrivato il momento della verità. Non è possibile una sintesi fra due modelli fra loro antitetici.
Il Sagrantino di Montefalco DOCG non può continuare a convivere con il carbone.
L'olio extravergine DOP non può continuare ad essere prodotto in un territorio inquinato quotidianamente da arsenico, mercurio, cadmio e vanadio.
L'unico turismo possibile in un Comune dominato dalla presenza di un simile impianto è il “turismo del macabro”.
Il valore degli immobili nella zona interessata dalla presenza della centrale a carbone di Gualdo Cattaneo non raggiungerà mai i livelli dei Comuni del comprensorio che vivono di tutti i suddetti settori (vedasi Bevagna, Montefalco, Todi, etc.) finché l'impianto continuerà a bruciare carbone, ceneri da olio combustibile denso o altre schifezze.
Che a nessuno, pertanto, venga in mente di cercare di “bypassare” il rispetto dei valori-soglia previsti per il rilascio dell'Autorizzazione Integrata Ambientale.
Se l'ENEL vuole continuare a bruciare carbone a Gualdo Cattaneo, dovrà farlo nel più scrupoloso rispetto delle leggi e delle normative in materia di tutela dell'ambiente e della salute pubblica.
Ci dichiariamo pronti a ricorrere in tutte le sedi giudiziarie competenti, se necessario fino alla Corte di Giustizia Europea, per salvaguardare il DIRITTO ALLA SALUTE dei cittadini del nostro comprensorio, dal momento che le cosiddette “istituzioni locali” hanno finora dimostrato un atteggiamento supino ed uno scarso zelo nel difenderlo.