martedì 4 giugno 2013

UN ALTRO "NO" CATEGORICO ALLE BIOMASSE A GUALDO CATTANEO


In risposta al recente comunicato di Legambiente in cui si esprimono forti critiche sull'operato delle associazioni civiche a tutela dei beni comuni e si torna a ventilare l'ipotesi di utilizzo di biomasse presso la centrale ENEL di Ponte di Ferro il Comitato per l'Ambiente di Gualdo Cattaneo dichiara quanto segue:


- a Gualdo Cattaneo ben due progetti di riconversione a biomasse sono stati bocciati all'unanimità dal Consiglio Comunale. Il futuro dell'impianto, sempre che al gestore interessi davvero dare un futuro al sito in questione, dovrà passare incontrovertibilmente per una riconversione a fonti energetiche alternative che escludano categoricamente ogni tipo di combustione;

- in merito alle cosiddette "biomasse" si sono già espressi studiosi del calibro di Gianni Tamino dell'Università di Padova e Federico Valerio dell'Istituto Tumori di Genova. Il primo mettendo in luce la falsa eco-sostenibilità di detto combustibile, che è ben lungi dall'essere privo di problematiche proprio in materia ambientale dal momento che per produrre appena diciassette tonnellate di biomassa vergine (che verrebbero bruciate in meno di una giornata nell'impianto di Gualdo Cattaneo) un ettaro di pioppeto impiega ben due anni, per cui viene meno il requisito della rinnovabilità. Il secondo evidenziando come le stesse cosiddette "biomasse" non siano prive di criticità anche in materia di inquinamento e di conseguente nocività per la salute degli abitanti che subiscono la presenza di simili impianti;

- per quanto riguarda addirittura il "rilancio dell'agricoltura", proprio l'infondatezza di siffatta ipotesi dimostra quanto i signori di Legambiente difettino di competenza in materia, volendo concedere la loro buona fede. E' infatti provato che colture agricole di pregio come il Sagrantino di Montefalco DOCG, l'olio extravergine DOP, e perfino i legumi pregiati di Gualdo Cattaneo non potrebbero assolutamente convivere con arborescenze idrovore come il mais ed infestanti come la arundo donax (canna comune, dalla quale un professore di Perugia pretenderebbe di estrarre il necessario per alimentare una centrale a carbone).


Per cui, qualora vi fosse chi non ha ancora capito che aria tira a Gualdo Cattaneo, siamo qui a ripetere ancora una volta che contro questa folle idea ci sarà l'ennesima alzata di scudi di una comunità unita che non permetterà agli ormai ben noti affaristi che usano risorse pubbliche per perseguire interessi privati di cambiare il volto del nostro territorio.

2 commenti:

Barcaioli Fbaio ha detto...

Leggendo il comunicato non mi sembra che Legambiente chieda di convertire a biomasse la Centrale a Carbone, anzi mi sembra molto chiaro che ne chieda la chiusura immediata. Riporto il passaggio:" Ma dovrà essere un Piano che affronti parallelamente alla regolazione dei nuovi impianti da fonti rinnovabili e pulite il tema della chiusura degli impianti obsoleti e inquinanti da fonti fossili, sempre più pericolosi per la salute dei cittadini e dell'ambiente come è, ad esempio, la centrale a carbone di Gualdo Cattaneo".
penso invece che sulle biomasse il comunicato sia fortemente condivisibile. Infatti da una parte si critica la Regione perchè permette nel proprio territorio progetti di grandi dimensione a combustione diretta di biomasse legnose o oli vegetali non presnti sul nostro territorio e reperite in chissà quale parte dell'europa. Dall'altra prende le distanze da quei comitati che sono arrivati a criticare impianti come quello a biogas da 300 Kw a san biagio, tutto di proprietà di due aziende agricole associate che biodigeriscono produzioni aziendali, come scarti zootecnici e produzione della riconversione del tabacco, oppure come quello a Casttiglion del lago, dove in un progetto sperimentale da 500 Kw si biodigerisce liquami e scarti della produzione agricola come stocchi e paglie di 3 aziende locali, con l'intendo di mantenere la vocazione cerealicola aziendale, e di dare un reddito aggiuntivo alla propria attività, altrimenti a rischio di chiusura. La manifestazione di terni ha toccato l'apice di questo ragionamento. Come si fa a manifestare contro inceneritori, biomasse e biogas, tre tecnologie diverse. La prima sicuramente da evitare sempre, le altre da analizzare volta per volta il progetto. Aziende vitivinicole che si associano e con gli scarti ti potatura fanno un impiantino a biomasse possono essere messe alla stessa stregua di una grande centrale a biomasse legnose che prende il legname dall'est europeo?
Questo è il senso del comunicato secondo me. Si chiede che la Regione metta su un piano energetico che chiuda le centrali a Carbone, impedisca la proliferazione di centrali a biomasse avulse dal territorio e sostenga quei progetti fatti bene di biogas e biomasse. I comitati devo superare la fase del no a tutto, perchè le frasi del Prof. Tamino hanno un senso se si associano a impianti di grandi dimensioni con biomassa o oli vegetali esportati, ma perdono il valore dela denuncia se messe affianco a progetti aziendali fatti bene.

Unknown ha detto...

Ragazzi non smettete di lottare contro questi ignoranti, corrotti e infimi individui. Venderebbero pure i propri figli in nome del profitto e del denaro. E' l'ennesima farsa italiana ma, anche Europea. Basta mettere Bio dappertutto e una macchina diventa ecologica e una centrale inceneritore diventa sana per l'ambiente, tutto perché ora ci saranno milioni di euro a disposizione per la green- economy. E secondo questi dilettanti siamo stupidi?? Mettere a coltura coltivazioni per poi bruciarle è il modo più ecologico per investire nel territorio? Forse dovremmo guardare al di là delle semplici parole.... conoscendo l'operato della regione in materia di ambiente e territorio è facile pensare che tra qualche anno la centrale del Bastardo sarà un bruciatutto..una mini Acerra non troppo mini. Considerando poi il punto geografico di dove sorge, possiamo immaginare quali conseguenze nefaste si avranno per coloro che abitano in un raggio di 200-300 km.

Maurizio