domenica 14 febbraio 2010

Sindaci e sindacati, commedianti in una tragicomica farsa

Nell'anno del Signore 2010 l'avvento del Carnevale ha, anche nel ridente Comune di Gualdo Cattaneo, dato inizio ad uno strano turbinio di commedianti che si alternano in goffi giri di valzer sullo sfondo di una situazione che perdura da decenni fra il tragico ed il farsesco.

Il comprensorio di Gualdo Cattaneo è un territorio da quarant'anni offeso, inquinato, deturpato e squalificato dalla presenza dell'unica centrale a carbone d'Italia situata nell'entroterra anziché sul mare. Una delle più inquinanti d'Europa (si vedano i rapporti APAT in proposito), una delle più inutili e delle più antieconomiche (basti pensare ai costi del trasporto delle 400 mila tonnellate annue di carbone indonesiano che deve attraversare mezzo pianeta fino ad Ancona per poi essere portato a Foligno in treno e a Gualdo Cattaneo su gomma).

Un impianto che, negli anni, ha fatto la fortuna di pochi a discapito di tutti gli altri.

Oltre al problema delle emissioni tossico-nocive (ricordiamo che la combustione del carbone libera ben 67 sostanze inquinanti di cui ben 23 cancerogene, e che non esistono sistemi di filtraggio in grado di arrestarne le emissioni più pericolose), oltre ai rifiuti speciali bruciati negli anni '90 (ceneri di OCD), oltre alla piaga dell'inquinamento acustico, oltre all'aumento dell'insorgenza di alcuni tipi di tumori e leucemie (cosa che non è passata inosservata e che comunque fa nascere legittimi interrogativi in merito ad un possibile nesso causa-effetto fra emissioni e malattie), non va infatti dimenticato il danno economico in termini di mancato sviluppo delle vere risorse del territorio (vino DOCG, olio DOP, turismo e mercato immobiliare di pregio). Decine, centinaia di posti di lavoro che potrebbero diventare realtà ma che non si concretizzano a causa della presenza di un reperto di archeologia industriale con un monte di carbone alle sue pendici, e che sputa fumo in faccia alla Rocca, monumento-simbolo del Comune di Gualdo Cattaneo.

Il gestore stesso del sito, accortosi dell'antieconomicità del produrre energia bruciando carbone lontano dal mare – fra l'altro nel cuore della zona DOCG del Sagrantino di Montefalco – dovendo per giunta sottostare ai valori-soglia delle emissioni dannose per l'ambiente e la salute, si è finalmente dimostrato possibilista sulla cessazione dell'attività dell'impianto.

Il quale potrebbe comunque essere convertito in una centrale ad energia solare (fotovoltaica o addirittura termodinamica, dato che l'eccellenza nella produzione di componenti in questo settore emergente è rappresentato dalla Angelantoni S.p.A, situata a Massa Martana, a meno di venti chilometri di distanza dal sito in questione).

E proprio nel momento in cui le rigide logiche di mercato, che impongono innanzitutto razionalizzazione dei costi, stanno per una volta andando a favore dello sviluppo sostenibile del territorio, arrivano i commedianti.

Da una parte il Sindaco che esprime parere favorevole al rilascio dell'Autorizzazione Integrata Ambientale senza minimamente interpellare il tecnico (il Dott. Federico Valerio, chimico ambientale dell'Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro) appositamente nominato per valutare l'impatto dell'attività dell'impianto sulla salute dei cittadini ed accontentandosi solo di generiche e per nulla vincolanti promesse.

Dall'altra i cosiddetti “sindacati confederali” (o “maggiormente rappresentativi” come amano autodefinirsi) che intervengono a gamba tesa sparando sentenze che denotano, tristemente, un'ideologizzazione ed un concetto di progresso vecchi di almeno due secoli.

Proprio i sindacati confederali, abituati a far sfilare i lavoratori al freddo per le vie e per le piazze mentre i loro probiviri scendono a patti con le consorterie confindustriali nel caldo delle segrete stanze del potere, hanno voluto dare il meglio di se' anche in merito alla vicenda di Gualdo Cattaneo.

Facendo leva sul solito ricatto occupazionale, tirando in ballo i 113 dipendenti impiegati presso l'impianto ed altri 100 non ben precisati “operatori dell'indotto”, i sedicenti “maggiormente rappresentativi” convocano una conferenza stampa al grido “Salviamo la centrale” (per la conferma del numero dei posti di lavoro si attendono le stime della Questura).

Parlano dei circa 200 posti di lavoro (moltissimi dei quali prossimi alla pensione) omettendo di menzionare il mancato sviluppo dei settori-chiave del territorio e la conseguente creazione di posti di lavoro che la presenza dell'impianto pregiudica. Parlano dei valori-soglia delle emissioni di ossidi di azoto e di zolfo alla stregua di un problema da aggirare anziché una garanzia da rispettare a tutela della salute degli abitanti.

Parlano dell'impianto come una struttura da rilanciare, potenziare ed incrementare, in un territorio a vocazione agricola e turistica, senza fare il minimo accenno alle alternative di produzione energetica ecosotenibili che sono ormai una realtà concreta anche sul versante economico e soprattutto occupazionale.

Questi signori, che da sempre sguazzano nell'ideologia (nel senso in cui la definiva Marx, ovvero “falsa coscienza”) e in un concetto di progresso risalente alla Rivoluzione Industriale, intendono far prevalere gli interessi pecuniari di una ristretta aristocrazia operaia sul diritto alla salute e ad uno sviluppo armonico e sostenibile di un intero comprensorio.

Non rientra forse nelle competenze dei confederali la difesa del diritto alla salute di migliaia di persone della Valle del Puglia iscritte per la maggior parte alle medesime associazioni?

Nel difendere il vecchio ad ogni costo, i sindacati confederali condannano il territorio di Gualdo Cattaneo all'arretratezza. Nel difendere un modello di sviluppo vecchio di decenni se non di secoli, CGIL, CISL e UIL condannano centinaia di giovani ad abbandonare la speranza di una rinascita socio-ecoonomica di questo Comune-dormitorio, da cui i giovani sono costretti ad andarsene per poter lavorare, spesso in settori che potrebbero essere incrementati con successo anche nel comprensorio gualdese ma che la presenza di quello che ai sensi di legge è un “impianto insalubre di categoria 1” limita e marginalizza.

Sindacalisti, amministratori, politici e politicanti locali e non (ivi inclusi ex amministratori pregiudicati che – cosa possibile solo in Italia – continuano ad influenzare la politica di Comuni, Province, Regioni e perfino più in alto) non considerano minimamente il fatto che lo stesso smantellamento della centrale a carbone ed una sua eventuale riconversione assicurerebbero lavoro per gli anni a venire permettendo al territorio di consolidare contemporaneamente quella via di sviluppo armonico e sostenibile che si è lentamente affermata, anche se in modo estremamente sottodimensionato, nonostante la presenza dell'impianto in questione.

E' arrivato il momento della verità. Non è possibile una sintesi fra due modelli fra loro antitetici.

Il Sagrantino di Montefalco DOCG non può continuare a convivere con il carbone.

L'olio extravergine DOP non può continuare ad essere prodotto in un territorio inquinato quotidianamente da arsenico, mercurio, cadmio e vanadio.

L'unico turismo possibile in un Comune dominato dalla presenza di un simile impianto è il “turismo del macabro”.

Il valore degli immobili nella zona interessata dalla presenza della centrale a carbone di Gualdo Cattaneo non raggiungerà mai i livelli dei Comuni del comprensorio che vivono di tutti i suddetti settori (vedasi Bevagna, Montefalco, Todi, etc.) finché l'impianto continuerà a bruciare carbone, ceneri da olio combustibile denso o altre schifezze.

Che a nessuno, pertanto, venga in mente di cercare di “bypassare” il rispetto dei valori-soglia previsti per il rilascio dell'Autorizzazione Integrata Ambientale.

Se l'ENEL vuole continuare a bruciare carbone a Gualdo Cattaneo, dovrà farlo nel più scrupoloso rispetto delle leggi e delle normative in materia di tutela dell'ambiente e della salute pubblica.

Ci dichiariamo pronti a ricorrere in tutte le sedi giudiziarie competenti, se necessario fino alla Corte di Giustizia Europea, per salvaguardare il DIRITTO ALLA SALUTE dei cittadini del nostro comprensorio, dal momento che le cosiddette “istituzioni locali” hanno finora dimostrato un atteggiamento supino ed uno scarso zelo nel difenderlo.

2 commenti:

Sardigna Nazione - Cagliari/Casteddu ha detto...

non si può essere che vicini alla vostra lotto per uno sviluppo sostenibile e contro la malafede politica che alimenta la cecità sindacale

Anonimo ha detto...

Continuate così , non è possibile continuare il vostro territorio merita di essere salvaguardato , i signori del carbone devono provvedere a continuare la produzione nel pieno rispetto delle normative vigenti , anche se personalmente sarei per chiuderla definitivamente .