Che la nostra battaglia non sia facile lo abbiamo sempre saputo.Impiantare una bella centrale a carbone nel parco nazionale del delta del Po, tutto sommato, è un po' come metterla in fondo ad una valle circondata dalle colline del Sagrantino di Montefalco.
Quindi abbiamo pensato di scrivere una lettera al Ministro Pecoraro Scanio, con la speranza che, chiunque volesse farla propria, la scarichi CLICCANDO QUI e la invii all'indirizzo a.pecoraroscanio@verdi.it (sul sito del Ministero dell'Ambiente non compare alcun indirizzo di posta elettronica, quindi ci siamo dovuti adeguare).
Lettera all’On. Alfonso Pecoraro Scanio, Ministro dell’Ambiente della Repubblica Italiana
Eccellentissimo Signor Ministro,
innanzitutto ci scusiamo se siamo stati costretti ad usare il recapito di posta elettronica reperibile al Suo sito personale, visto che al sito web del Dicastero da Lei retto non è possibile trovarne uno.
Tuttavia ci rivolgiamo al Ministro e non all’uomo politico, questo va specificato a scanso di equivoci.
Apprezziamo sinceramente i Suoi buoni uffici a tutela della salvaguardia ambientale, pur constatando, tristemente, che le Sue buone intenzioni e le azioni che da esse derivano troppo spesso si infrangono contro il muro degli interessi di consorterie affaristiche.
Ciò che si sta verificando a Porto Tolle, a Civitavecchia, a Brindisi e a Gualdo Cattaneo è un chiaro esempio di quanto le problematiche ambientali siano sottostimate nel nostro Paese.
L’uso del carbone per la produzione energetica, cavallo di battaglia del Suo predecessore quanto di molti Suoi illustri colleghi, dimostra quanto nel nostro Paese la concezione del progresso sia, di fatto, retrograda ed anni luce distante dal concetto di ecosostenibilità, parametro con il quale persino in Italia si dovrà molto presto iniziare a fare i conti.
Pur sapendo di sfondare una porta aperta, ci permettiamo di chiederLe, ancora una volta, di mantenere inalterata ed indefessa la sua posizione di assoluta contrarietà all’uso del carbone, combustibile responsabile dell’emissione di 67 inquinanti di cui 23 cancerogeni e del radon, isotopo dell’uranio responsabile di livelli di radioattività, nel territorio circostante una centrale a carbone, superiori a quelli riscontrabili nei pressi di una centrale nucleare.
Ci permettiamo di insistere nel ribadire la necessità di investire nelle fonti ecosostenibili: non nuoce, in tal proposito, ricordare che recentemente la Germania ha dichiarato che entro il 2030 produrrà il 45% dell’energia necessaria al fabbisogno nazionale da fonti rinnovabili.
Ci permettiamo di ricordarLe che l’Italia si annovera tra i Paesi sottoscrittori del protocollo di Kyoto, e che le riconversioni a carbone delle centrali ad olio pesante non miglioreranno la situazione ambientale in quanto oramai è noto che il cosiddetto “carbone pulito” non esiste, ma è una trovata pubblicitaria autoreferenziale con cui si tenta di far digerire il “boccone amaro” alle popolazioni interessate da questo triste fenomeno.
Infine, ci permettiamo di richiamare alla Sua pregiata attenzione il fatto che, in molte realtà di questo Paese, c’è gente che lotta e che soffre sognando un altro Paese in cui sia possibile vivere e crescere in armonia con le regole non scritte del buon senso.
Ci aiuti a costruire questo Paese, Signor Ministro.
Chiediamo soltanto di poter continuare a credere nei principi di giustizia che fondano la nostra Costituzione.
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PS: per scaricare la copia in PDF dell'articolo pubblicato sabato 21 luglio sul Corriere dell'Umbria, CLICCARE QUI.
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